La sportività dei razzisti

Pubblicato il 8 settembre 2025 alle ore 10:42
Ho citato giorni fa "Pane e cioccolata", il film di Franco Brusati del 1973 con un enorme Nino Manfredi e un toccante Johnny Dorelli. E' una storia di razzismo passato, per rispetto dell'etica svizzera, per così dire. Un immigrato italiano in Svizzera, appunto, vanifica i suoi sogni "beccato" a orinare su un muro, e quindi declassato socialmente. Inizia un calvario e una accettazione di normalità e inclusione al punto di farsi biondo. Nella scena finale del film il protagonista disintegra il razzismo con una svolta di umanità. Perché accettare il razzismo, in qualunque forma, è simbolo di ignoranza e mancanza di rispetto per l'umanità. E, per assurdo, anche per se stessi.
Sono rimasto tristemente colpito dai commenti, appunto razzisti al grido di "... io non sono razzista ma i genitori di quella sono africani" rivolti a Myriam Sylla - sapete chi è, e i razzisti lo sanno benissimo - dopo la vittoria ai Mondiali di Pallavolo. Cambia il soggetto, ma il meccanismo è il medesimo: Sinner è tedesco (casomai austriaco. La geografia... ), le ragazze dell'atletica "nere" non rappresentano l'Italia (qualcuno si ricorderà di Roger Bambuck, il velocista francese) e via dicendo, nell'attesa che se la prendano anche con Larissa quando farà il record del mondo nel lungo.
Una politica di merda ha convinto molta gente di aver subito dei torti. Questa persone sono semi-analfabete di ritorno, attaccate al telefonino e all'apparire, spesso ahimé integralisti religiosi.
Chi siamo, alllora, noi italiani "svizzeri" nel cervello bacato? Per prima cosa siamo tutti africani, solo un po' geneticamente schiariti dopo migliaia di generazioni e solo per un fatto di adattamento climatico ed evolutivo. Non siamo migliori: siamo uguali. L'essere umano è nato in Africa e in Cina. Quindi quella signora che parlava dei "genitori africani" della Sylla sappia che li ha anche lei. Avrei mille cose da dire, ma chiudo sull'attualità. avete presente gli albanesi, quelli arrivati sulla grande nave a Bari negli anni Novanta? Quelli che lavavano i vetri ai semafori perché detestavano l'elemosina e preferivano una specie di lavoro? Ho dei cari amici tra di loro, che oggi sono una colonna portante dell'economia italiana nel campo dei servizi di qualità, mentre proprio l'Albenia si è del tutto trasformata in questi anni. Ieri siamo stati al battesimo di Aldo, il secondo figlio di Don, un imprenditore edile di grande bravura e intelligenza pertito come capomastro e adesso con una bella ditta. Un ragazzo che ogni giorno fa sorridere la sua bella mamma.
Ebbene, dopo la cerimonia religiosa (sono quasi tutti cattolici, ma anche i musulmani erano in chiesa) c'è stata la grande festa al ristorante con più di cento invitati La cosa più bella di queste persone ormai italo-albanesi da tanto tempo è un'allegra serenità, cementata in un senso della famiglia e affetto che gli italiani "col pedigree" hanno smarrito da tempo. Balli fino allo sfinimento con ritmi balcanici, sorrisi, i bambini lasciati per conto loro e affettuosi tra di loro, la netta impressione di trovarci, io e mia moglie, tra amici veri. Tutti.
Ecco, non so se ho chiarito dei punti importanti, ma questi razzisti italiani "che non lo sono", si ricordino che i loro genitori erano analfabeti, e se non ci fosse stato il "Maestro Manzi" in televisione (in realtà plurilaureato ma umilissimo servitore della Cultura) loro stessi faticherebbero a scivere le solite parole d'odio sul telefonino. Sgrammaticate.

 

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