Capiamoci bene: per me l'incipit è un complimento serio. Gianni Lucini ci ricorda che ventitré anni fa Pierangelo Bertoli da Sassuolo ci lasciava troppo presto. Un bel pezzo che vi invito a leggere e che i più giovani potrebbero trovare illuminante su cosa sia la vera politica di base e cosa sia mettere assieme musica e parole ad alto livello. La mia immagine - ma ne ho parecchie altre - riguarda il Sanremo con i Tazenda nel 1991 e l'interpretazione di entrambi da fuoriclasse di "Spunta la luna dal monte". Anche Andrea Parodi ci ha lasciato troppo presto.
Io però vado rapidamente alle origini. Un fortunato giorno di fine 1976, come ho già avuto modo di raccontare, Caterina Caselli mi accolse con grande affetto nel suo studio d'angolo della Cgd, di proprietà della famiglia del marito Piero Sugar, dove stava dando vita alla Ascolto, etichetta di puri talenti musicali. Dischi curati nella grafica e nella realizzazione. Caterina aveva già in sè il sacro fuoco che in seguito con la Sugar la portò alla scoperta di grandi talenti, e cito solo Bocelli ed Elisa.
Insomma, ascolto "Eppure soffia", e scopro questo cantautore trentaduenne di Sassuolo in sedia a rotelle, amico d'infanzia della Caselli; e io, pur giovane rocchettaro verace. mi inchino immediatamente alla grande artigianalità della musica e ai testi, poi riletti con calma, in gran sintonia con quelli che erano e che sono i miei indirizzi morali. E penso anche ad un brano, "A muso duro", che successivamente rafforzò la mia opinione. Poi si affidò a un manager capace e istintivo come il compianto Angelo Carrara della Target, sulle cui avventure si potrebbe scrivere un libro. Fu proprio Bertoli a presentare Ligabue a Carrara, e il resto lo sapete.
Quando Pierangelo si presentò al Festival di Sanremo, dopo una vita passata a combattere i pregiudizi su un'artista poliomielitico, e assieme ai tre musicisti e cantanti sardi intonò "Spunta la luna dle monte", personalmente avevo già stilato la mia classifica. Però era un anno tosto, altro che adesso! Vinse Cocciante, secondo Renato Zero, terzo Masini e quarto Umberto Tozzi. Subito dopo, però, c'era lui. Il brano ebbe un successo enorme, anche perché sdoganò non solo l'impedimento fisico, ma anche una sorta di transregionalità tra Emilia e Sardegna. Mica male.
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