L'abito fa il monaco. Nazista

Pubblicato il 20 novembre 2025 alle ore 09:24
Storia con finale a sorpresa. Capisco che la prima cosa di questo intervento che vi colpisce è la foto, colorata e messa non a caso ma come serio spunto di riflessione. Io e Guido che scendiamo le scale dell'Astoria di Vercelli per quello che si chiamava Il Ballo dei Bambini di carnevale, primissimi anni Sessanta. Cosa facevano due bimbi oggi settantenni per divertirsi e in qualche modo apparire? Seguivano i gusti dei loro giochi e la attrattive dei colori gioiosi. Eccoci, allora. Io Arlecchino e Guido Pierrot, credo. Personalmente, sarei stato anche cowboy, astronauta e guardia reale inglese con il cappellone in testa (le sarte di mia mamma, le signore Cavallo se ricordo bene, oltre all'abito mi fecero anche il cappello imbottito di gommapiuma). Poi, però, basta.
Da bambini, insomma, si faceva i bambini, e poi si cresceva ciascuno con la propria sensibilità. Facevamo giochi "terribili". Il peggiore era quello della sfilata, sempre di carnevale. Il salotto della case (penso a quello del Giampiero e alla faccia di sua mamma) si riempiva di veri coriandoli e stelle filanti: un casino. I più disparati oggetti, spesso pentole e affini, diventavano i carri che si susseguivano. Alla Scaletrix saremmo arrivati più grandicelli (anche in questo caso un campionato nelle varie case, vero Piero e Gigi?).
Terza fase di avvicinamento, anche se forse le cose vi sembrano già chiare. Altro amico d'infanzia è Paolo. La mamma amica della mia e il papà aviatore tedesco abbattuto in Italia in guerra e mai tornato a casa, poi ingegnere e grande appassionato di vela. I ricordi del nazismo paterno? Le figurine Liebig a colori e le lotte per decidere se fossero meglio i trenini Marklin di metallo (lui) e i RIvarossi (io).
Racconto queste cose per far capire meglio che tipo di generazione fosse la nostra, che in più, quando si giocava sul viale Garibaldi (che scempio oggi!), non faceva differenza tra bambini "ricchi" e "poveri", o così così. Tutti amici dietro una pallina.
E' per questi motivi che la polemica di questi giorni, vuota come una bolla di sapone e artefatta da una Destra cattiva e pericolosa, che vede Gioggia più polemica ad arte che offesa, e il Presidente paleo democristiano su opposti fronti, è ben spiegata dalle parole in Parlamento di quel sottosviluppato (in che senso? Vai a sapere... ) di Galeazzo Bignami (nomen omen) che biascica sentenze ottocentesche e assurdità offensive, prese pare da un fogliaccio che si chiamerebbe "La verità" (???). Questo minus habens ama travestirsi, ma non è né un bambino né una maschera carnevalesca. E' un poveretto che si traveste da nazista (evito la foto che conoscono tutti) si immedesima e se ne vanta, specchio di una generazione di poveretti che vorrebbe essere, sì appunto, in divisa ma di certo manderebbe gli altri a crepare. Ai tempi della nostra infanzia, uno così, io e i miei amici lo avremmo preso a calci in culo. Altro che Parlamento...

 

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