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Quello che più colpisce di Antonello Venditti è il miscuglio di sentimenti che agita sia lui sia il suo pubblico. E' uno dei pochi che possiede ancora la capacità di comunicare e provocare, e non solo recitare una parte su un palcoscencio o in televisione, come fanno un po' tutti oggigiorno. E' questo il senso del tour "One man band… Or not?", visto sere fa al Palavobis di Milano affollato da oltre 5mila persone, che passando per Genova il 20 settembre ("Sono a cena con beppe Grillo. Parleremo di tante cose… ") e Alba(Cn) il 22 terminerà sul lungomare di Lampedusa il 24.
Si tratta di un tour piccolo piccolo, poche luci e una coreografia efficace ma spartana, in cui il 52enne cantautore romano recupera la dimensione voce/pianoforte "maltrattato" che ne ha fatto la grandezza negli anni Settanta, per poi proseguire lo show assieme agli amici di lunga data Sandro Centofanti alle tastiere e Amedeo Bianchi al sax. E' uno spettacolo fatto di molta musica ("Stasera mi sono dimenticato di fare "Ci vorrebbe un amico"… ") e tante parole messe lì per stimolare il pubblico. "Sapete chi era Ho Ci Min?", chiede Antonello ad un certo punto. Le mani che si alzano in senso affermativo sono pochissime, malgrado si sia nell' àmbito della Festa dell' Unità di Milano e a poche centinaia di metri parli Massimo D' Alema.
Anche qui, come successo ad agosto in Versilia, ad un certo punto qualcuno graida: "Basta parlare: canta!". Ma Venditti, ricordiamo il famoso "processo" al Palalido del '78 in cui rimase al suo posto da solo, non si scompone. Il pubblico capisce la provocazione, e intelligentemente si lascia guidare in un percorso di vita personale e storia pubblica ben delineato, che comincia con quella "Sora Rosa" composta a 12 anni e "dedicata" alla nonna maniaca religiosa, e prosegue con "Mio padre ha un buco in gola", in cui si ricorda la Resistenza e la guerra con grande attualità, e via via per i noti e tortuosi percorsi amorosi diventati canzone, pur dimenticandosi, appunto, di "Ci vorrebbe un amico" ma spaziando comunque in un repertorio enorme e di grande successo, e lasciando fuori hit cosmici come "Lilly".
In un concerto tutte le sere diverso nella scaletta, quasi "a richiesta", e nei contenuti Venditti ritrova se stesso, insomma, e quella capacità maieutica che, nel bene o nel male (viene sempre criticata al sua ridondante "romanocentricità") lo distingue da tutti gli altri cantautori politico-sociali della sua generazione. Dopo un album pretenzioso con l' orchestra sinfonica e Morricone alla direzione, e un' opera sostanzialmente di routine come "Goodbye Novecento" (solo la title track è stata eseguita in concerto), sono arrivate la raccolta di canzoni d' amore, venduta benissimo, e l' attuale live "Circo Massimo 2" che sta bissandone il successo.
Ineguagliabile voce, capace di cose grandi e silenziose (il suo impegno personale in Eritrea, ma anche una storia d' amore di 12 anni con Monica Leoffredi, la presentatrice di "Unomattina", terminata da tempo e uscita sui rotocalchi solo di recente) Venditti rimane insomma un uomo del Novecento che male si adatta al Duemila, e che probabilmente, ripartendo da questo show catartico, ci darà ancora numerose "perle" in musica, per il cuore e per la ragione.
Bruno Marzi
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