Oggi papa Leone "festeggia", per così dire, la giornata della povertà, esprimendo con il solito linguaggio vetero religioso il suo invito ai Potenti di fare qualcosa al riguardo. La povertà, come l'ignoranza, è il caposaldo imprescindibile delle dittature, che per contro promettono ma senza mantenere mai. Oggi sta accadendo la stessa cosa nel cosiddetto mondo civilizzato. E l'Italia è in prima linea. L'Istat ha certificato che nel 2024 sono stati ben 5, 7 milioni gli italiani in regime di assoluta povertà. Di seguito, brevemente, riporto un estratto del testo ufficiale.
"Nel 2024, si stima che siano oltre 2,2 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta – l’8,4% delle famiglie residenti – per un totale di 5,7 milioni di individui, il 9,8% dei residenti (entrambe le quote risultano stabili rispetto al 2023, quando erano pari rispettivamente a 8,4% e 9,7%). L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 30,4%, sale al 35,2% nelle famiglie composte esclusivamente da stranieri, mentre scende al 6,2% per le famiglie composte solamente da italiani. L’incidenza di povertà relativa tra le famiglie, pari al 10,9%, risulta anch’essa sostanzialmente stabile rispetto al 2023 (era 10,6%), coinvolgendo oltre 2,8 milioni di famiglie. In lieve crescita è l’incidenza di povertà relativa tra gli individui, che sale al 14,9% (dal 14,5% del 2023), coinvolgendo oltre 8,7 milioni di individui".
Ricordiamoci che sono i nostri vicini, i nostri amici e, grazie a governi pessimi, lo siamo un po' anche noi, schiacciati da debiti "obbligatori" e un Fisco irreale che chiede sempre, spesso sbagliando, ma non lo ammette.
Venendo alla musica (ma anche a un film di regime omonimo) che mai come in questo caso è connessa al problema, vi invito ad ascoltare (su youtube o nella mia pagina video) la versione di Natalino Otto (Codognotto) di "Mille lire al mese". E' un brano celeberrimo di Gilberto Mazzi scritto nel 1939 da Carlo Innocenzi e Gilberto Sopranzi. Le versioni sono innumerevoli, da Celentano e Pozzetto nel finale del film "Lui è peggio di me" a Carlo Buti e Patty Pravo. Da Arbore a Concato, per finire con Pippo Baudo che nel 1996 intitolò così il suo programma televisivo. Un canzoncina allegra, in realtà terribile.
Dicevo: grandi similitudini con la nostra quotidianità di esclusi dalla Società, e parlo anche dei "benestanti". Tutto aumenta, meno gli stipendi. Scontiamo ancora il "Treno di Prodi", cioè l'Euro necessario ma pagato troppo caro (1937 lire). La pubblicità ci mostra una ragazza che balla indemoniata perché con la purga va al gabinetto, uomini che si tolgono i pantaloni a un matrimonio, e via dicendo sullo stesso piano. Chi fa volontariato sa bene cosa sta succedendo, La gente, spinta dalla propaganda, sembra essere ancora narcotizzata e vota per paura chi promette ma non mantiene. E "chi non salta, comunista è!".
Ricordo allora che l' "allegra canzoncina" (certamente voluta dal Minculpop, il Ministero della Cultura Popolare di propaganda fascista) nasce appunto nel 1939, cioè all'alba della Seconda Guerra Mondiale e in pieno delirio mussoliniano. Se leggete il testo, capite il senso di estrema normalizzazione inculcato negli italiani che si apprestavano a vivere anni tremendi di fame e morte sotto le bombe. Bastavano però le mille lire, una "mogliettina semplice e carina" e "una casettina in periferia" perché lui diceva: "non ho pretese". Il testo che annuncia il gioioso ritornello però ricorda problemi molto attuali, come la fatica già allora di arrivare a fine mese, le tasse eccetera. Il tutto in una Italia da vent'anni sotto il giogo fascista, povera e arretrata, sostanzialmente rurale, I contadini si sognavano le mille lire, e forse anche le cento lire...
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